Chiesa di Santa Croce e mausoleo di galla Placidia


L’altra chiesa che costruisce si trova nell’area riservata al vescovo di Ravenna, non si tratta di una costruzione ex novo ma utilizza le preesistenze dell’area, perché nella zona preesisteva, prima che decidesse di sistemare questo mausoleo, una chiesa cruciforme preceduta da una grande nartece che terminava alle due estremità con degli edifici cruciformi (probabilmente dei mausolei antichi che facevano parte della costruzione, in seguito la chiesa venne ridotta ad una superficie molto più ridotta).
La chiesa di santa Croce presentava con pianta a croce e bracci senza navatelle, cioè del tipo comune a Milano fino al 400; della chiesa vera e propria sopravvive solo la navata, col nome di Santa Croce, assai manomessa e probabilmente ricostruita nel medioevo; si conoscono tuttavia la pianta, che presumibilmente comprendeva due bassi vani addossati alle fiancate della navata (altra soluzione milanese) e un lungo nartece con le estremità schermate (quest'ultimo un elemento tipico della Grecia).
Dell’elemento che costituiva il nartece rimane solo il mausoleo di Galla Placidia (aggiunto dopo il 424), appare abbastanza conservato anche se i rapporti dimensionali sono sempre cambiati perché il peso ha determinato un sprofondamento notevole. L’impianto è cruciforme con bracci coperti da volte a botte ed uno più grande rispetto agli altri, ripete una disposizione tipica dei mausolei romana, che vede una cupola su pennacchi all’incrocio dei due bracci, nascosta all’esterno da un tamburo. Dal punto di vista costruttivo le novità non sono rilevanti (perché una tipologia molto ricorrente nello stesso mondo romano), quello che è interessante è il trattamento in arcate (che riprende motivi milanesi) e che confermano ancora questa dipendenza culturale di Ravenna da Milano, si ripete anche la tecnica muraria a mattoni con molti strati di malta (quando viene occupata dai bizantini le cose cambiano, in quanto sono maestranze costantinopolitane che impongono i sistemi costruttivi); i tra sepolcri dovevano contenere le spoglie di Galla Placidia, del figlio e del marito, ma nessuno dei tre ebbe questa destinazione d’uso, per questo il termine più giusto da usare è cenotafio.